Metano, si accelera sulle riserve: la mappa dei gasdotti verso l’Europa- Corriere.it

2022-07-23 21:34:05 By : Mr. Daniel Tian

Uno a sette. Giugno 2021: il prezzo del gas viaggiava a 19 euro al megawattora sulla piattaforma di Amsterdam, riferimento per l’Europa. Oggi a 133 euro . Il caso vuole che sia esattamente sette volte tanto. Significa che Mosca farebbe gli stessi soldi dell’anno scorso con un settimo dei flussi. Per converso: fa sette volte tanto i soldi del 2021 se mantiene i volumi per l’Europa inalterati. Dunque può aumentare o restringerli a fisarmonica, come sta facendo, tanto le entrate per Gazprom restano alte rimpinguando le casse dello Stato. Quello che non può — ed è la nostra arma negoziale — è diversificare i clienti. Può vendere in queste quantità solo all’Europa e, seppur ci siano progetti di gasdotti alternativi verso la Siberia, sostituirci con la Cina a parità di approvvigionamenti non può avvenire prima di 5-6 anni e con considerevoli investimenti.

La dinamica però è condizionata. Dagli annunci di tagli alle forniture, per veri o presunti guasti per mancanza di ricambi Siemens, e dalle alterazioni possibili di mercato imponendo un tetto al prezzo. Che alimentano quello che gli esperti chiamano «strategia della tensione». La domanda è una: il prezzo del gas sta salendo perché manca la materia prima o perché si annuncia che potrebbe mancare? Così entra in gioco la psicologia degli operatori che finisce per configurare un «premio» alla possibile scarsità del metano. La complessità che si trova di fronte Bruxelles è adottare una misura che porta ad un’inevitabile violazione contrattuale nei rapporti con la russa Gazprom . Come configurare un «price cap» senza perdersi in annunci che penalizzano solo chi compra, cioè noi, costretti ora a fare incetta di gas per superare il prossimo inverno?

Il tetto con i software

La via più percorribile, segnalano fonti di mercato, è informatica. Si pensa di impedire la registrazione delle transazioni sulla piattaforma su cui si compra gas oltre una certa soglia: immaginiamo 80 euro a megawattora . Siccome la maggior parte dei contratti di lungo periodo è indicizzata alle variazioni del prezzo fissato sulla Borsa di Amsterdam il tetto avrebbe un effetto calmiere. Questa impostazione però non copre i contratti indicizzati ai prodotti petroliferi. Che sono tanti. La difficoltà del tetto poi si scontra con la necessità di disaccoppiare i due mercati principali: quello del gas via tubo dominato da Mosca e quello del metano liquefatto su cui invece i fornitori sono tanti: dagli Stati Uniti al Qatar, dall’Egitto alla Norvegia. È impensabile imporre un tetto anche al gas liquido. Perché verremmo scavalcati dalla piazza asiatica, la JKM, che ora offre meno della piazza europea per comprare metano. Come costruire però due piattaforme di negoziazioni virtuali è oggetto di studio. C’è un rischio di travaso inevitabile sui prezzi. In cui il tetto butterebbe giù il prezzo via tubo, la cui offerta però rischia di ridursi fortemente se Mosca taglia i rubinetti come ritorsione. Mentre farebbe schizzare verso l’alto il gnl i cui volumi non sono infiniti. Le apprensioni sono aumentate di recente per un incendio al terminal Freeport che da solo fa un quinto della capacità di liquefazione Usa.

Come evitare di scaricare questo sulle bollette di famiglie e imprese è l’altra grande incognita. Famiglie già gravate dal costo della benzina, oltre i due euro al litro, nonostante la proroga della riduzione delle accise per 30 centesimi decisa dal governo fino al 2 agosto . Perché il gas è la principale materia prima per la generazione di elettricità. Dunque trascina al rialzo anche il costo della generazione elettrica prodotta da altri fonti. Nel mentre bisogna correre con gli stoccaggi: ieri 62 milioni di metri cubi, più del doppio del giorno precedente. Ma il merito è di Snam che sta comprando per mandato del governo. I depositi non si riempiono a sufficienza perché il prezzo è troppo alto.

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