Chi vincerebbe una guerra tra Usa e Cina?- Corriere.it

2022-05-29 13:07:42 By : Mr. Leon Xiong

Negli ultimi due anni i politologi si sono chiesti se sia giustificato parlare di Nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina . Ora c’è consenso sull’affermazione che il clima è simile a quello che avvolse per decenni americani e sovietici. Allora prevalse l’equilibrio del terrore e le due superpotenze non si combatterono mai direttamente. Ma gli strateghi ora si stanno comunque chiedendo chi vincerebbe una «guerra calda» tra il Pentagono e l’Esercito popolare di liberazione di Pechino. Spiega l’ammiraglio James Stavridis , che ha concluso la carriera come Comandante supremo della Nato dopo aver trascorso molti anni nel teatro del Pacifico: «Naturalmente, nessuno vince davvero una grande guerra... ma il modo migliore per evitare il conflitto è convincere il potenziale nemico che avrebbe molto da perdere, risultando sicuramente il principale sconfitto». Cosa potrebbe scatenare un conflitto?

Stavridis, che scrive commenti per la giapponese Nikkei, da tempo avverte che la scintilla di uno scontro armato potrebbe essere a Taiwan , che Xi Jinping ha promesso di «riunificare» alla Cina con ogni mezzo, politico o militare. I bilanci militari

Per valutare le possibilità di successo dei due schieramenti, l’ammiraglio parte dalla comparazione dei bilanci militari: «Quello Usa è trasparente, almeno in termini di dollari. La spesa per la Difesa nell’anno fiscale 2020 è stata di 714 miliardi di dollari e dovrebbe salire a 733 nel 2021. La spesa cinese è più opaca, ma sicuramente minore, ufficialmente a 212 miliardi di dollari». Pechino però non deve scontare i costi per il personale, come fa invece Washington che ha solo militari di professione, ben pagati. In più, mentre il Pentagono gioca a tutto campo, dall’Europa al Medio Oriente, dall’Atlantico al Pacifico, l’Esercito cinese è concentrato sull’Asia orientale, il cortile di casa. «Quindi, in termini generali di risorse economiche, gli Stati Uniti hanno un vantaggio, ma non così schiacciante come appare dai bilanci». Gli schieramenti

Stavridis passa a una rapida analisi degli schieramenti nel teatro di operazioni potenziali: in termini di navi da guerra la Cina è in vantaggio, con 350 unità contro 300 e i suoi cantieri navali continuano a varare vascelli, soprattutto lanciamissili di piccolo tonnellaggio. Con competenza e orgoglio da ammiraglio, Stavridis osserva che «le navi americane sono più grandi e dotate di sistemi offensivi e difensivi migliori, manovrati da personale con grande esperienza». Anche il «comando e controllo» Usa sarebbe superiore a quello cinese, capace di coordinare meglio l’azione delle flotte navali e aeree. «Lieve vantaggio numerico per la Cina, qualità migliore per gli Stati Uniti». Il fattore geografico e le alleanze

Il fattore geografico agevolerebbe i cinesi, che hanno anche costituito nel Mar cinese meridionale una serie di avamposti ricavati costruendo isole artificiali. Sono una decina e nella visione del Pentagono sono come portaerei immobili: per «affondarle» in caso di guerra il Corpo dei Marines sta studiando nuove tattiche di combattimento che prevedono incursioni sofisticate. In guerra contano le alleanze: Washington potrebbe contare su Giappone, Sud Corea, Australia (sempre che non si facessero intimidire da Pechino). La Cina è più isolata, nonostante i rapporti con Russia e Iran. La conclusione di Stavridis

Conclusione di Stavridis: «Preferirei giocare la partita come comandante americano, ma sarebbe un testa a testa». Sosteneva Georges Clemenceau detto Il Tigre, primo ministro francese durante la Prima guerra mondiale: «La guerra è una faccenda troppo seria per essere affidata a dei militari». Questo articolo è apparso per la prima volta in America-Cina, la newsletter riservata agli abbonati del Corriere. La trovate qui.

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