Noi, la serie di Rai 1 che supera l'originale This is Us - The Wom

2022-09-04 09:36:56 By : Ms. youki liu

Se avete amato i Pearsons non potete non amare i Peirò, i protagonisti della serie di Rai 1 Noi. Il motivo è semplice. Sono i corrispettivi degli americani al centro del racconto dell’amata This is Us, serie disponibile su Prime Video e trasmessa da Tv2000 di cui si attende la seconda stagione.

L’ambizione di Noi, la serie che Rai 1 trasmetterà a partire da domenica 6 marzo per 6 puntate, è alta. Ed è giusto che sia così. Prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction, Noi tenta una carta quasi del tutto inedita prendendo un prodotto americano e avvicinandolo ai gusti italiani senza snaturarlo.

Avallata da una sceneggiatura scritta dall’ottimo Sandro Petraglia con Flaminia Gressi e Michela Straniero, Noi lascia il segno a partire dalla regia di Luca Ribuoli, maestro nel saper gestire le diverse linee temporali che compongono il racconto.

Uno dei fattori che rende Noi un prodotto unico è il gioco che propone sui piani temporali, alternando momenti diversi della famiglia Peirò in decenni differenti. Allo spettatore viene lasciato il compito di ricostruire il continuum temporaneo mettendo insieme i pezzi di un puzzle che diventa via via sempre più intrigante.

“Lavorare a Noi, con Flaminia Gressi e Michela Straniero, è stato una specie di sogno realizzato, quello di poter scrivere solo per 'scene principali', perché - in una struttura fluida che passa dagli anni '80 all'inizio del nuovo millennio e al presente - non c'è stato bisogno di raccordi, introduzioni, 'scene di servizio'”, ha commentato Petraglia.

“Così, l'obiettivo più importante, che abbiamo molto cercato, è stato dare naturalezza ai dialoghi, attraverso un andamento del nostro parlato, un giro di parole e di frasi totalmente 'nostro'. Ed è stato affascinante farlo, misurandoci con il linguaggio e l'evoluzione di questi personaggi: imperfetti come tutti, incerti come tutti, appassionati come tutti, pieni di confusioni, slanci e paure, come tutti noi”.

Ma chi sono i Peirò, i protagonisti di Noi?

Noi, la nuova serie di Rai 1, è la storia della famiglia Peirò attraverso i decenni. Si parte a Pietro e Rebecca, giovane coppia che negli ‘80 affronta la sfida di crescere tre figli. E si arriva fino ai nostri giorni in cui Claudio, Caterina e Daniele cercano la propria strada verso la felicità. Tutto ha inizio nel 1984, a Torino. È il compleanno di Pietro. Rebecca, che aspetta tre gemelli, comincia ad avere le doglie.

            È un parto difficile, uno dei gemelli non ce la fa. Pietro, che ha promesso a se stesso e a sua moglie che da quell’ospedale usciranno con tre bambini, prende la decisione che cambierà il corso delle loro vite: adottare Daniele, un neonato nero, che qualcuno ha abbandonato fuori da una caserma dei pompieri.   

E così, nel passato, seguiamo Pietro e Rebecca neo-genitori nel difficile compito di crescere tre neonati, poi tre bambini e infine tre adolescenti. Di episodio in episodio, li scopriremo sempre più in bilico e divisi tra l’amore per la famiglia e il bisogno di non sacrificare i propri sogni e le proprie ambizioni.     

Nel presente Claudio, Caterina e Daniele cercano la propria strada. Daniele, marito e padre felice e uomo di successo, decide di cercare il proprio padre biologico. Claudio lascia una carriera ormai consolidata come attore televisivo per scoprire il proprio talento teatrale. E Caterina, stanca di lottare contro i suoi problemi di peso, ascolta il consiglio del fratello e decide di affrontarli per ritrovare fiducia in se stessa.

Ciascuno di loro si troverà di fronte ai dolori e ai segreti che non ha voluto o potuto affrontare fino a quel momento, scoprendosi vulnerabile e insieme più forte di quello che credeva.

Cosa è successo ai protagonisti e cosa è accaduto loro in passato è la domanda che continuamente ci si pone vedendo i primi due episodi di Noi, la nuova serie di Rai 1. Siamo sicuri, che è la stessa che ci accompagnerà fino al finale, quando insieme alla storia degli ultimi 34 anni del nostro Paese avremo capito quale bagaglio si portano dietro i Peirò.

C’è anche da sottolineare come i personaggi dei tre figli dei Peirò siano rappresentativi di problematiche facilmente riconoscibili. Partiamo ad esempio da Cate, la sorella oversize con problemi di peso legati alla sua fame compulsiva interpretata da Claudia Marsicano.

Non era facile affrontare la questione: sarebbe stato molto più semplice ricorrere all’altro lato dello spettro, all’anoressia o alla bulimia, perché più frequentato dal piccolo e dal grande schermo. Noi sceglie dunque la via più impervia per sottolineare le insicurezze di una donna che non ha mai pensato a se stessa ma sempre agli altri, a cominciare dal fratello Claudio.

Solo nel momento in cui si riappropria del suo io, complice il sentimento che matura per Teo, Cate si riscopre e rispolvera i suoi sogni di cantante.

Almeno tu nell’universo è il primo brano che le sentiamo cantare e la scelta non è casuale: occorre avere dei punti fermi, esterni o interni, per sapere da dove ripartire.

Perché, come ci insegna la psicologia, la fame, assente o iper presente, è sempre sintomatica di qualcosa che manca, a cominciare proprio dall’amore, non importa se per se stessi o se per gli altri.

Altro tema presente e importante, va dato adito a sceneggiatori e registi di aver saputo osare, è quello dell’integrazione razziale e dell’inclusività.

Grazie al personaggio di Cosimo/Daniele portato in scena da Livio Kone, Noi mostra come non sia il colore della pelle a determinare l’essenza di un uomo. Tutto sta nella formazione e nell’educazione che si è ricevuti da piccoli.

Sappiamo come sia la famiglia la prima istituzione deputata alla socializzazione primaria e i Peirò con Daniele, vinte alcune resistenze iniziali, danno un ottimo esempio di ciò che il mondo intero ha bisogno: un figlio è tale anche se non lo hai partorito e ha tratti genetici distanti dai tuoi. Quello che appare come un semplice atto di amore misto a egoismo commesso dal capofamiglia Pietro diventa presto esempio e strada da seguire, pur con tutte le difficoltà del caso.

Per ironia del destino, Daniele è anche il più risolto dei tre fratelli Peirò. Il suo presente lavorativo e affettivo è concreto. Ma ha solo un punto debole con cui pareggiare i conti: la figura di Mimmo, quel padre che 34 anni prima lo ha abbandonato. Ritornando nella vita di Daniele, Mimmo porta con sé tutti i quesiti legati all’universo dell’adozione, alla difficoltà di ristabilire un contatto con le proprie radici e all’accettazione di un destino scritto beffardamente dalle stelle. Malattia e droga entrano nella storia e la riscrivono come deus ex machina, senza facili condanne o moralismi.

La figura di Claudio, con il volto di Dario Aita, permette invece a Noi, la serie di Rai 1, di diventare quasi metacinema. Attore protagonista di una serie di grosso successo, Claudio non è soddisfatto della piega che ha preso la sua carriera. Sogna un percorso differente da quello scritto da un progetto banale ma di massa. E la sua insoddisfazione è la stessa di chi sa di aver tradito un ideale per agguantare l’effimero. Lascia tutto ciò che ha per andare incontro a una città, Milano, che non conosce. La posta in gioco è alta ma rimanere coerenti è quel premio finale che tutti meritiamo quando necessitiamo di essere noi e non ciò che vogliono gli altri.

Davanti ai dolori della vita e ai suoi immancabili segreti, Cate, Daniele e Claudio mettono in piazza le loro vulnerabilità senza nascondersi. Ma, al tempo stesso, realizzano di avere dentro di loro la forza e il coraggio per voltare pagina e andare avanti. Mostrano, tra presente e passato, come la vita sia il frutto degli eventi, anche impercettibili, che viviamo e come gli affetti possano superare ogni ostacolo, compresa la morte.

Dulcis in fundo, non possiamo non sottolineare come Noi, la serie di Rai 1, sia incentrata sulla famiglia. È grazie ai personaggi di Pietro e Rebecca, i genitori dei tre fratelli Cate, Daniele e Claudio, che ci vengono servite domande cruciali sulle dinamiche di coppia. Hanno le fattezze di Lino Guanciale e Aurora Ruffino, due dei volti più amati e riconoscibili della serialità italiana.

Pietro e Rebecca, dopotutto, nella Torino del 1984 sono ancora due giovani e gestire tre bambini piccoli in casa non è un gioco da ragazzi. Soprattutto, quando da madre, devi confrontarti contemporaneamente con la perdita di un figlio nato morto e con l’accettazione di un neonato che, non tuo biologicamente, potrebbe da un momento all’altro esserti portato via dal vero genitore.

Mentre Pietro, nonostante le obiezioni della suocera, non ha dubbi sull’adozione di Cosimo, colui che diventerà Daniele, Rebecca è titubante. Sembra rifiutarlo, non accettarlo. Lo avverte come diverso perché non suo ma, in realtà, tale sensazione scaturisce da una paura atavica: il timore di perdere un altro figlio nel momento in cui i veri genitori si facciano vivi.

Le poche ore di sonno, la fatica ma anche il ritrovarsi da sola a casa a governare la situazione, non giocano a suo vantaggio, calando i cardini di quella che potrebbe essere persino una depressione post partum. Cosa significa maternità è l’argomento a cui siamo chiamati a dare delle risposte.

Con l’aiuto del ginecologo che ha sostenuto Rebecca durante il difficile parto trigemellare, la serenità torna in casa Peirò. Ma la vita è imprevedibile e qualcosa sul finale della prima serata di Noi ci lascia scioccati: a 34 anni dal parto, Pietro non è più al fianco di Rebecca. Cosa è accaduto ce lo diranno i successivi episodi.

“Una famiglia eccezionale degli anni ‘80, non proprio come quella della Signora Giannini con i suoi sei figli, ma con tre gemelli. Un padre diverso per quei tempi, virile e premuroso, che si prende cura dei propri figli e mette in un cassetto i suoi sogni per costruirne uno più grande insieme a loro. Una madre forte, di una forza conquistata sul campo. Anche per lei, al primo posto ci sono i figli, con i loro bisogni, che talvolta vincono sui suoi desideri e le sue ambizioni.

Tutto si rompe e tutto si aggiusta, per amore. L’amore è infatti il collante di tutto. I figli, così diversi come sono diversi tra loro tutti i figli, cresciuti in quell’amore, si troveranno ad affrontare un tremendo lutto che li condizionerà per tutta la vita, rendendoli fragili. Li vediamo a 5, 8, 17 e 34 anni. Vivono come noi, i tempi che viviamo noi”, ha dichiarato nelle note di regia Luca Ribuoli.

“Ho molto amato Jack Pearsons, di This is us. E amo Pietro Peirò di Noi, un protagonista complesso, forte e tenero, capace di empatia e condivisione, buono nel senso più alto del termine, e capace di mettere in discussione le proprie debolezze”, ha commentato lo sceneggiatore Sandro Petraglia. “Ho amato il silenzio sul suo passato, i sogni che è costretto a mettere da parte, la deriva nell'alcol, e la sua struggente storia d'amore con la ragazza che in una sera di rapine lo lascia a bocca aperta, perché lì, su un piccolo palco, sembra cantare 'per lui' una meravigliosa canzone del nostro passato. E ho amato i suoi tre figli, inquieti, curiosi, sempre in cerca di qualcosa, mai immobili, sempre pronti a mettersi in gioco.

Poi c'è Rebecca, uno dei personaggi più 'veri' creati dalla serialità americana. Rebecca è 'vera' per come parla, per come veste, per come da ragazza diventa donna, e da donna diventa una giovane madre, e infine una anziana, coi suoi ricordi dolci, i dolori, le ferite silenziose che non urlano più, ma che non guariscono mai. Rebecca è un grande personaggio, ed è grande l'amore che la lega a Pietro.

Questo amore è la cosa più intensa di This is us e io spero che sia la cosa più bella di Noi. Tutto questo, mentre si racconta una famiglia, che è per me, come scrittore, un nodo 'politico' della narrazione del nostro paese. È lì la radice della forza e della fragilità delle esistenze, lì si formano e si alimentano le contraddizioni, specie nel momento in cui si esce dal nido e si va all'avventura nel mondo”.